Esattamente trentuno anni fa, la mattina del 12 dicembre 1980, la Apple si quotava in Borsa. Apple Goes Public, "diventava pubblica" come si dice in inglese: chiunque poteva diventare azionista della società, già allora, più cool della Silicon Valley. Al suono della campanella del Nasdaq il titolo della società di Cupertino valeva 22 dollari. Al tramonto 29, quasi il 32% in più.
A 25 anni Steve Jobs aveva dato vita a un'azienda che valeva 256 milioni di dollari e che 31 anni dopo, pochi mesi prima della sua scomparsa lo scorso 5 ottobre , avrebbe superato per capitalizzazione di Borsa la Exxon: l'iPad vale più del petrolio, almeno per il mercato.L'anniversario non avrebbe nulla di particolare (e, infatti, non sembra ricordarsene nessuno oggi in Rete) se non fosse il primo senza il suo fondatore. Nella vita di un'azienda sono tanti i momenti importanti ed è difficile capire quale possa prevalere sugli altri. È il giorno in cui l'imprenditore è stato folgorato sulla via del business? Quello in cui ha preso il coraggio a due mani e vendendo il proprio furgoncino, come fece Jobs, decide con Steve Wozniak di iscrivere sul registro delle aziende una società chiamata "mela" del valore di 5.309 dollari? O fu il 12 dicembre 1980?
Come ricorda Walter Isaacson nella sua gettonatissima biografia su Steve Jobs già alla fine di quel dicembre di 31 anni fa la Apple valeva 1,79 miliardi di dollari, diventando l'offerta pubblica iniziale più sottoscritta dal 1956, da quando era stata quotata la Ford Motors. Peraltro il 1979-1980 non era stato un anno privo di difficoltà, tanto che il progetto Macintosh aveva rischiato più volte un binario morto. Ma dalla quotazione la Apple iniziò a cavalcare tanto che solo due anni dopo, nel 1982 Jobs finì sulla famosa copertina del Time.
I 300 dipendenti che divennero milionari in pochi giorni e gli azionisti che si comprarono casa in poche settimane probabilmente non avrebbero problemi a rispondere su quale fu il giorno più rilevante della Apple. Tranne due: uno è sicuramente Steve Wozniak - il vero ingegnere-geek dietro il Mac: quando capì che di lì a poco, nell'entusiasmo generale, la società sarebbe sbarcata al Nasdaq moltiplicando il valore delle sue stock options ne regalò 2 mila a 40 dipendenti di medio livello.
L'altro era probabilmente lo stesso Jobs che nonostante divenne ricco in giovane età rimase, secondo le cronache più accreditate, attaccato molto all'azienda e al lavoro e poco al denaro in quanto tale, anche se si rifiutò di dare una sola stock option al suo amico Daniel Kottke che a detta di tutti avrebbe dovuto riceverle. Certo, qualunque persona del ceto medio avrebbe da ridire sullo scarso attaccamento al denaro di un manager che da allora viaggiò sul suo aereo personale e usò solo Porsche e Mercedes o motociclette Bmw.
Ma è anche questa la forza del mito Jobs e dell'azienda che divenne pubblica quel 12 dicembre di 31 anni fa. Le regole del mondo offline entrano nel limbo quando si parla della Apple. Una parte del suo valore in Borsa - pari oggi a 356 miliardi di dollari – dipende anche da questo.
[VIA]
Nessun commento:
Posta un commento